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Cronaca

Omicidio Varani: Prato da 5 giorni senza farmaci per i suoi disturbi bipolari

Inquirenti al lavoro per ricostruire le personalità dei due e capire l'attendibilità delle loro dichiarazioni. Da capire se in via Igino Giordani c'erano altre persone e se qualcuno voleva aiutarli a sbarazzarsi del corpo

Verbali, interrogatori, indiscrezioni, racconti, personalità da delineare. A otto giorni dall'omicidio di Luca Varani emergono dettagli che vanno a comporre un quadro via via più completo rispetto a quanto accaduto in via Igino Giordani la mattina del 3 marzo. E' sulle figure di Manuel Foffo e Marco Prato che si concentrano le attenzioni mediatico giudiziarie. Dalle loro dichiarazioni si cerca di capire se, oltre alla voglia di "appagare un crudele desiderio di malvagità" ci sia, dietro l'uccisione del 23enne di La Storta, un ulteriore movente. Vengono per questo passate al setaccio tutte le dichiarazioni dei due, provando a ricostruire le rispettive personalità grazie anche al contributo dei parenti. In ballo c'è l'aggravante della premeditazione, ovvero più anni, e più in generale la costruzione di una strategia di difesa da parte degli avvocati per provare ad alleggerire posizioni che appaiono gravi. 

I FARMACI - Un nuovo dettaglio emerge dall'ospedale Pertini, dove Prato fu portato dall'Hotel San Giusto a seguito del tentato suicidio. La perizia psichiatrica a cui è stato sottoposto ha fatto emergere come il 29enne abbia sospeso l'uso di un farmaco per i suoi disturbi bipolari. Un medicinale assunto da anni e la cui interruzione, 5 giorni prima del delitto, ha provocato uno scompenso emotivo, riportando alla luce quella sua tendenza a spingersi oltre il limite, a quell'incapacità di gestire un'impulsività evidentemente fuori controllo. 

L'ALTRO RAGAZZO NARCOTIZZATO - In questo quadro si inseriscono le dichiarazioni di Manuel Foffo. Il padrone di casa ha infatti dichiarato che Prato "ha versato dell’En, un medicinale tipo sonnifero, nel bicchiere di Giacomo. Non conosco la finalità di questo gesto ma lui si era assopito sul divano". Prove generali di quanto sarebbe poi avvenuto con Varani? Forse. 

IL CELLULARE - Il quadro di una personalità alterata sarebbe confermata anche dalla presenza sul cellulare di "video di donne stuprate e bambini nudi". Anche per questo Foffo ha dichiarato di sentirsi minacciato da Prato. 

"IL VELENO PARLANDO DI MIO PADRE - Una personalità disturbata quella di Prato che ha incrociato Foffo che dentro covava, come da lui stesso ammesso, un malessere nei confronti del padre. "Il momento in cui ho perso il controllo di me stesso — dice il 28enne — credo sia quando tra me e Marc è uscito l'argomento di mio padre. Io e Marc abbiamo iniziato a parlare a lungo di mio padre e questa cosa mi ha fatto "venire il veleno", avevo una forte rabbia interiore. Questo dialogo è durato fino alle 2.30 di giovedì". Ammissioni che arrivano fino alla volontà di uccidere il padre. "E' una ammissione complessa, da contestualizzare. Manuel ha delineato un rapporto molto doloroso, difficile, conflittuale con padre", racconterà poi l'avvocato Michele Andreano. 

Due puzzle complessi Foffo e Prato che il pubblico ministero Francesco Scavo e i carabinieri di Piazza Dante stanno provando a mettere insieme per capire quanto delle loro affermazioni sia attendibile e quanto no. Solo dopo aver ricostruito questi 2 quadri complessi si procederà ad una nuova perquisizione in via Igino Giordani per cercare conferme a qualcosa di concrete. Nessun dubbio su quanto accaduto e su come Varani sia stato ucciso. Due sono i dubbi che gli inquirenti vogliono sciogliere. C'erano altre persone nell'appartamento di Colli Aniene? E ancora: qualcuno ha cercato di aiutare i due a sbarazzarsi del cadavere? 

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